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Giulia Borghi

Giulia Borghi

Psicologa psicoterapeuta specializzata in psicoterapia psicoanalitica

La complessità dell’adolescenza: come è difficile capirsi

La condizione adolescenziale, per le sue caratteristiche intrinseche di vitalità e precarietà, segnala con intensità particolarmente evidente l’impatto che le trasformazioni socio‐culturali producono sui soggetti, così che l’adolescenza diviene in questo scenario la popolazione target per poter indagare gli sviluppi di salute e sociali attuali e futuri, a fini di ricerca preventiva, dimostrandosi una sorta di indicatore di “disagio della modernità”.

L’adolescenza viene ancor oggi considerata una fase dello sviluppo umano, nel corso della quale, l’individuo si prepara alla vita futura. Acquisendo quelle caratteristiche fisiche e fisiologiche e quelle competenze cognitive e sociali necessarie per un pieno inserimento al mondo adulto, l’adolescente si trova ad attraversare una fase di transizione fra l’infanzia e l’età adulta.

Ogni giovane è chiamato ad affrontare dei compiti evolutivi specifici, il che fa dell’adolescenza un periodo evolutivo costituito da dinamiche molto complesse e particolari. L’improvviso sviluppo fisico e sessuale e la consapevolezza di avere un corpo nuovo, il distacco dalle figure genitoriali, la ricerca di un’identità personale più definita, la formazione di nuovi ideali e valori, l’assunzione di un ruolo nel gruppo e nella società, sono gli aspetti che caratterizzano maggiormente questa fase dello sviluppo e che consentono di riorganizzare il proprio assetto mentale ed affettivo ed acquisire una nuova immagine di sé.

Tale processo di definizione di sé e il fronteggiamento dei compiti di sviluppo avvengono in diversi contesti di socializzazione, in cui l’individuo intrattiene relazioni con adulti significativi e con i propri pari, i quali, entrambi, costituiscono modelli cui avvicinarsi o differenziarsi.

Le trasformazioni del corpo determinate dalla pubertà, quali crescita e acquisizione della capacità generativa, impongono all’adolescente un faticoso lavoro di donazione di senso agli accadimenti biologici, psichici ed emozionali.

In ordine di tempo il primo compito evolutivo che l’adolescente deve affrontare è la costruzione dell’immagine mentale del proprio corpo. Le trasformazioni puberali devono essere registrate e alle nuove funzioni deve essere dato un significato relazionale, sociale, sentimentale, erotico, generativo ed etico.

Il corpo rappresenta, infatti, per l’adolescente un mezzo di espressione simbolica dei propri conflitti e delle proprie modalità relazionali, così come un modo per esprimere la sua nuova identità. In nessun’altra fase dello sviluppo può succedere di amare o odiare con tanta passione il proprio corpo, appunto perché esso diviene un oggetto di investimento affettivo, luogo dove forgiare un proprio sentimento di identità.

L’immagine posseduta dal proprio corpo è, infatti, un aspetto molto importante dello sviluppo psicologico e di quello delle relazioni interpersonali dell’adolescente. Il primo periodo dell’adolescenza è un momento critico per lo sviluppo dell’immagine corporea a causa dello sviluppo puberale, dell’emergente sessualità, del progressivo definirsi del diverso ruolo attribuito ai due sessi.

Strettamente connesso al concetto di immagine corporea è quello di identità. La costruzione dell’identità avviene, infatti, all’incrocio fra la spinta biologica della pubertà e quella sociale della cultura cui l’adolescente appartiene.

Si tratti di una struttura che accoglie in sé molteplici caratteristiche tra cui il sentimento soggettivo di continuità del sé nel tempo e nelle diverse situazioni e di coerenza e invarianza di aspetti di sé, l’adesione alle rappresentazioni di sé connesse ai ruoli sociali, il sentimento realistico dell’immagine del proprio corpo e della propria identità di genere e l’identificazione profonda con le caratteristiche del proprio gruppo sociale.

Durante l’adolescenza, crisi d’identità e confusione di ruoli sono fisiologiche: sta all’adolescente costruirsi un senso stabile di sé, cercando di fronteggiare dispersività, disorientamento e instabilità.

L’adolescente è chiamato a prendere in modo autonomo le sue decisioni, a perseguire i suoi obiettivi e ad assumersi la responsabilità delle sue azioni. Tutte conquiste attraverso le quali si esprime maggiore conflittualità con i genitori (uscite, orari, abitudini nel tempo libero, disordine…).

Inoltre, deve mostrare un certo grado di autonomia valoriale che tende a coinvolgere la sfera della morale, della politica, della religione, in generale della filosofia di vita e che si dimostra assumendo credenze, principi e valori personali senza subire la pressione delle altre persone.

Infine, l’adolescente tende a raggiungere l’autonomia emotiva, intesa come la capacità del ragazzo di essere egli stesso la fonte della sua forza emozionale anziché dipendere infantilmente dai genitori per aver conforto, rassicurazione e sicurezza e di porsi ad una certa distanza emotiva da essi. Un processo che ha inizio con la pubertà quando i ragazzi tendono ad abbandonare le concezioni idealizzate dei genitori, cessando di considerarli onniscienti e onnipotenti e riconoscendone limiti e fallibilità.

Nel corso dell’adolescenza il gruppo dei coetanei si afferma, infatti, sempre più come principale punto di riferimento per l’adolescente, che cerca al di fuori della famiglia sostegno sociale ed affettivo, nel tentativo di acquisire una maggiore indipendenza.

Il gruppo dei coetanei sembra essere una sorta di laboratorio sociale per la costruzione dell’identità nell’adolescenza. Nel gruppo, si sperimentano condotte e scelte autonome, al di fuori del controllo degli adulti e si affrontano i problemi quotidiani, traducendo le idee in progetti concreti e sperimentando comportamenti autonomi. Oltre a costituire un sostegno strumentale, i pari offrono un punto di riferimento normativo e un termine di confronto sociale. Le relazioni con i coetanei consentono infatti all’adolescente di osservare i modi nei quali si affrontano, e con quali esiti, le medesime problematiche che lo investono in prima persona.

Il gruppo in adolescenza non sembra essere soltanto un sistema di interazioni che mette in gioco alternative personali, ma è soprattutto il risultato di azioni e sentimenti: l’agire del gruppo è finalizzato a mantenere in vita il gruppo, perché è il senso di appartenenza gruppale che aiuta il singolo ad affrontare i rischi e il dolore del passaggio all’età adulta.

Queste e molte altre tematiche dimostrano che l’adolescenza non è un evento critico che compete al singolo adolescente ma che coinvolge tutti i membri della famiglia e pone in discussione l’identità organizzativa familiare nel suo complesso. Si tratta, dunque, di ‘’un’impresa evolutiva congiunta’’ che tende a promuovere all’interno del sistema familiare un profondo cambiamento.

L’adolescenza rappresenta, dunque, un’importante fase di crescita personale, durante la quale la persona deve imparare a gestire, principalmente, i cambiamenti biologici e puberali, le nuove modalità di relazione con la famiglia, la carica emotiva dei rapporti di amicizia, l’emergere della sessualità e, in generale, deve cominciare ad assumersi crescenti responsabilità all’interno della comunità sociale.

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Sono iscritta all’Albo dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia (n. 03/17814) e all’Albo dell’esercizio dell’attività psicoterapeutica.

Mi sono laureata presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e specializzata in Psicoterapia presso l’Istituto milanese “Il Minotauro: Istituto di analisi dei codici affettivi”, scuola di psicoterapia ad orientamento psicoanalitico per preadolescenti, adolescenti e giovani adulti.

Attualmente esercito la libera professione, offrendo servizi di sostegno psicologico e
psicoterapia collaborando con diverse figure professionali; svolgo l’attività anche all’interno del centro clinico Minotauro di Milano.

Ho avuto modo di approfondire la pratica clinica presso servizi di neuropsichiatria infantile, come il servizio territoriale dell’Ospedale Sacco di Milano e l’Ospedale Ponte di Varese, consultori famigliari, ambulatori di pediatria e all’interno di istituzioni scolastiche.

Ho maturato esperienza come psicologa dell’orientamento professionale e come psicologa nell’ambito della disabilità psichica e fisica, supportando le persone che si trovano a dover progettare il proprio futuro lavorativo.

Competenze specifiche:

  • consultazioni psicologiche individuali e e somministrazione di test psicologici;
  • psicoterapia e supporto psicologico rivolto principalmente a preadolescenti,
    adolescenti e ad adulti;
  • consultazione e terapia famigliare, anche in collaborazione con altri colleghi;
  • interventi psico-educativi rivolti a bambini, ragazzi e giovani adulti con disabilità
    psichica e fisica, disturbi dell’apprendimento, difficoltà emotive e comportamentali e disturbi psichiatrici;
  • orientamento scolastico e professionale e bilancio di competenze.